Libri e poesia
La presentazione oggi, sabato 11 maggio, alle 16.30 alla libreria di Alice a Rimini

'Che male c'è', il romanzo che vi farà amare gli anni '80

Ultime News - Sabato 11/05/2024, ore 11:03 - Rimini
Un particolare della copertina di 'Che male c'è'

Parte tutto da un incontro fugace e inaspettato con un giovanissimo Massimo Troisi, a Napoli, sul set di ‘Scusate il ritardo’, film di cui è regista. Trosi ha invaso il campo da gioco di Marco e dei suoi amici e, per scusarsi, li porta a vedere il set delle riprese. ‘Scusate il ritardo’ vinse due David di Donatello, portando al cinema anche le porte del campetto da calcio di Marco (nel romanzo ‘Zez’, suo alter ego) e dei suoi compagni.

Il ricordo improvviso di quell’episodio, mentre si trova chiuso in ospedale insieme al figlio Alessandro, ricoverato dopo gli effetti terribili del risveglio da un lungo coma, è la molla che lo mette a scrivere nelle lunghe notti di questo “42-bis passato da innocente”, come lo definisce l’autore nei ringraziamenti del romanzo. “Durante le chilometriche passeggiate pomeridiane nei lugubri corridoi dei compound, raccoglievo le idee sul registratore vocale. Poi, a tarda sera, una volta che Ale si era addormentato per le sue poche e disperate ore di sonno, iniziavo a svilupparle”.

Sulle pagine scorrono, liberandosi, la rabbia e la tristezza di quei giorni, impastate “ad un benessere interiore” che sarebbe diventato la sua “unica ancora di salvezza in quei mesi orrendi, quando la vita non sembrava avesse più motivo di essere vissuta”.

C’è tutto il dramma del dolore, dietro alle pagine ironiche e divertenti di ‘Che male c’è’, come nella tradizione della commedia di Eduardo, che, in qualche modo, plasma ogni autore e artista che a Napoli sia vissuto e cresciuto almeno un po’. Sono pagine che scorrono leggere tra una risata e un ritrovarsi qua e là tra i ricordi di chi negli anni Ottanta era un bambino o un ragazzo.

Pagine che permettono a un padre di viaggiare con la mente e i ricordi, lui abituato a viaggiare in tutto il mondo, e ad un figlio che non può più parlare nè muoversi, di sorridere e vivere momenti di vera allegria. Non si tratta di una fuga, tanto meno di una rimozione, ma della compagnia di un padre, così come può, di fronte al mistero indicibile del dolore di un figlio. Una compagnia innanzitutto a se stesso, immerso in una scrittura che forse gli ha permesso di vivere il dramma più grande della propria vita guardandolo in faccia, impastando il presente con tutta la bellezza vissuta nel passato di una vita intensa, con ironia ed autoironia, che non guasta mai.

Torna un po’ alla mente il padre de ‘La strada’ di McCarty, che conduce il figlio nel mondo post atomico, condividendo con lui ‘il fuoco’ della speranza. Il fuoco di Marco Giangrande è un fuoco che parla napoletano e racconta al figlio le appassionanti avventure di 'Zez'.

“Nell’estate del 2020”, racconta l’autore, “con il mio piccolo Alessandro eravamo ricoverati all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Dalla sua cameretta sul Gianicolo riuscivamo a intravedere le cupole e i colori della città eterna. Le ore in ospedale trascorrevano con esasperante lentezza, Ale si stava annoiando, serviva qualcosa di diverso rispetto alla solita tele o alla musica. (…) Aprii il mio laptop e gli lessi il capitolo delle avventure di Zez sotto le armi. Ale mi ascoltò con viva attenzione. Ale termine gli chiesi se la storia gli fosse piaciuta. Il mio migliore amico chiuse le palpebre con decisione, il suo codice per dire sì. E mi venne in mente quella lontana, straziante, era di novembre del 2019: fra le numerose preghiere a Dio avevo chiesto di riavere Alessandro al mio fianco anche solo per potergli leggere un libro. Non avrei mai pensato, quel giorno, che quel libro sarebbe stato il mio.

In fondo, nella vita, basta poco per essere felici”.

Alessandro Caprio