Riminesi illustri
Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468)
Figlio illegittimo di Pandolfo III Malatesta e di Antonia da Barignano, nacque il 19 giugno 1417 quasi certamente a Brescia, di cui il padre era Signore. All'età di dieci anni, rimasto orfano del padre, venne a Rimini con i fratelli Galeotto Roberto e Domenico, alla corte dello zio Carlo Malatesta; questi, privo di eredi, accolse i tre nipoti sotto la sua protezione e ne ottenne dal papa la legittimazione. Nel 1429, alla morte di Carlo, ereditò la Signoria il primogenito Galeotto Roberto, che due anni dopo abbandonò la vita mondana e lasciò il potere al giovanissimo Sigismondo.
Nel 1433 il Malatesta fu creato cavaliere dal vecchio imperatore Sigismondo di Lussemburgo, passato per Rimini di ritorno da Roma. Nel 1434 sposò Ginevra, figlia di Niccolò d'Este. Sigismondo, che aveva mostrato precocissime attitudini militari, divenne uno dei più abili e valorosi capitani delle armi pontificie e fu nominato gonfaloniere della Santa Sede.
Nel 1437 ebbe inizio la costruzione di Castel Sismondo. Nel 1440, morta Ginevra, Francesco Sforza offrì a Sigismondo la mano della figlia Polissena. Nel 1444, al termine di una brillante campagna militare, conquistò Senigallia e Mondavio. Nel 1447, per un ritardo nel pagamento degli stipendi, abbandonò Alfonso d'Argona, di cui era al soldo, e passò al servizio di Firenze. Il voltafaccia gli procurò molti nemici, che lo esclusero dai benefici della pace di Lodi (1454).
Nel 1448 Polissena era morta; Sigismondo, che fin dal 1446 aveva una relazione con la giovanissima Isotta degli Atti, potè infine renderla pubblica (Sigismondo e Isotta si sposeranno nel 1456). Nel 1449 avevano avuto inizio i lavori di radicale rifacimento dell'interno della chiesa di San Francesco, il futuro Tempio Malatestiano; nel 1450 era stata affidata a Leon Battista Alberti la progettazione dell'esterno. Gli anni successivi al 1450 costituirono il momento di maggior splendore della corte di Sigismondo, che - da intelligente e generoso mecenate - si circondò di artisti e intellettuali di fama: l'Alberti, appunto, e inoltre Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo dè Pasti, Roberto Valturio, Basinio di Parma e numerosi altri.
Nel 1459 salì al soglio pontificio Pio II, da tempo ostile a Sigismondo, che al congresso di Mantova gli impose umilianti condizioni. Ferito nell'orgoglio, Sigismondo si ribellò al papa, che nel 1460 lo scomunicò e si alleò con Federico da Montefeltro, il nemico mortale del Malatesta. Stritolato dalla coalizione, Sigismondo fu privato di tutti i suoi domini e conservò la sola città di Rimini. Nel 1464 andò in Morea, a combattere contro i Turchi; tornò in patria nel 1466, alla morte di Pio II, ammalato e prostrato. Morì il 7 ottobre 1468 e fu sepolto nel Tempio Malatestiano, che le vicissitudini degli ultimi anni non gli avevano permesso di completare.