La storia di Rimini
Donne di Rimini

I "padri" di Rimini

Nel bel frontespizio inciso in rame del Raccolto istorico della fondatione di Rimino di Cesare Clementini, il cui primo tomo vide la luce nel 1617, la pianta della città è affiancata a destra dall'effigie di Ercole, con la pelle di leone e la nodosa clava d'ordinanza, e a sinistra da quella di Noè, con in mano un grappolo d'uva e l'arca sullo sfondo. La singolare coppia raffigura i fondatori mitici di Rimini. Come molte altre città di remoti natali, Rimini vanta progenitori non meno favolosi che illustri. La tradizione che a fondarla sia stato Ercole è veneranda: già Catone, in un frammento delle Origini tramandato da Annio, assicurava che Ariminum era stata fondata da non meglio specificati "compagni di Ercole", e lo stesso Tito Livio accennò, con una punta di scetticismo, alla paternità erculea. In tempi più vicini a noi la leggenda fu ripresa e animatamente discussa da una folta schiera di umanisti riminesi. Il punto più dibattuto non era la fondatezza del mito, del tutto pacifica, ma l'identità di Ercole: se si trattasse cioè del greco, figlio di Zeus e Alcmena, o dell'egiziano Ercole Libio, figlio di Osiride e di madre ignota. Il più convinto supporter dell'egiziano fu proprio Clementini. In Italia Ercole Libio sarebbe approdato per combattere i Lestrigoni, che avevano tradito padre Osiride e coltivavano usanze discutibili, a cominciare dall'antropofagia. Sbarcato sulla costa romagnola e "veduto e considerato il luogo tanto commodo e dilicioso", detto fatto vi impiantò la città di Rimini: il che avvenne 1720 anni avanti Cristo. Anche la tradizione che Rimini sia stata fondata da Noè è longeva e si basa sull'autorità di Macrobio e del caldeo Beroso. Il patriarca sarebbe qui giunto dopo il Diluvio, alla bella età di 878 anni. L'Italia era tiranneggiata, al tempo, da suo figlio Cam, che "non solo licenziosamente viveva, ma anco induceva gli altri a far il simile". Per un po' Noè sopportò, sperando che il giovanotto si ravvedesse, poi si spazientì e lo scacciò dal Belpaese. "Giunto Noè in queste parti," racconta Clementini "e considerando il sito oltre ogni creder bello, e il terreno attissimo a produrre ogni sorte di frutto, et in ispecie il precioso liquor del vino", di cui - com'è noto - era inventore e robusto consumatore, vi fondò Rimini. Il mito è a suo modo eloquente, e se i "padri" di Rimini sono un semidio energumeno e un patriarca alticcio, qualcosa significherà pure. Così come non sarà senza significato il fatto che le "madri" - ossia le prime donne riminesi di cui si ha memoria - siano una strega che, con tre complici della stessa risma, sacrifica un bambino, e due orchesse che uccidono, macellano e si pappano diciassette viandanti.
Luoghi da visitare
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