Chiesa di San Fortunato
Un grande monastero appartenuto ad un diverso ramo dei Benedettini, gli Olivetani ( i monaci bianchi), sorgeva sul colle di Covignano. Questa chiesa è la superstite, (in origine dedicata all’Annunciata). Era stato fondato dall’inizio del XV secolo da Carlo Malatesta, e grazie alla protezione dei Malatesti in breve tempo estese i suoi possedimenti e diritti su molti luoghi del territorio, acquisendo anche l’antico monastero di San Gregorio in Conca, con tutte le sue pertinenze. La chiesa ha subito nei secoli trasformazioni rilevanti, ma conserva ancora l’impianto e la facciata del Quattrocento, un bel soffitto rinascimentale ed una cappella con ottimi affreschi del 1512, attribuibili al pittore Girolamo Marchesi da Cotignola: nello stesso 1512 nel monastero attiguo alla chiesa veniva ospitato il pontefice Giulio II. Ma di un altro ospite conviene fare ricordo: cioè del pittore Giorgio Vasari, che vi risiedette nel 1547; e mentre un monaco “letterato” gli trascriveva e correggeva il manoscritto delle “Vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani “ (poi stampate a Firenze nel 1550) egli, in compagnia di numerosi aiutanti, eseguiva dipinti per la chiesa abbaziale: che ancora conserva nell’abside seicentesca una sua splendida Adorazione dei Magi, forse il capolavoro dell’artista ed uno dei più bei quadri del Manierismo italiano. L’origine benedettina della chiesa è ancora ben evidente per la presenza di quattro imponenti statue si santi olivetani che animano la luminosa navata, modellate in stucco da padre Tommaso da Bologna nel 1650, e di due belle pale d’altare dipinte intorno alla metà del Seicento dal padre Cesare Pronti, raffiguranti santi monaci dalle candide vesti e lo stesso San Benedetto. Le vicende napoleoniche hanno portato alla soppressione, sul finire del XVIII secolo, di tutti i conventi della Romagna: nessuno dei numerosi monasteri benedettini del territorio riminese è stato ricostruito in epoca di restaurazione, anche perché gli edifici monastici erano già stati rapidamente demoliti o radicalmente trasformati, e le loro suppellettili vendute o distrutte.