Spettacoli e cultura

"Ivanov" di Filippo Dini da venerdì 20 al Teatro Novelli

Ultime News - Martedì 17/01/2017, ore 18:05 - Rimini

Il celebre testo dello scrittore russo arriva al Novelli nella messa in scena diretta da Filippo Dini, premio “Le maschere del teatro italiano 2016” per la miglior regia
 
“Attraverso la figura dell’uomo inutile, che non riesce a spingere il proprio cuore oltre la paralisi del proprio mondo, e la propria volontà oltre l’immobilismo, Ivanov racconta la crisi e il declino di un’intera società e di un’intera epoca”.
Così Filippo Dini racconta il suo Ivanov, lo spettacolo prodotto da Fondazione Teatro Due e Teatro Stabile di Genova che arriva al Teatro Novelli di Rimini, da venerdì 20 a domenica 22 gennaio (turni ABC). Un lavoro che vede Dini vestire i panni del protagonista e che di recente gli è valso il premio Le Maschere del Teatro Italiano 2016 per la miglior regia. Dini dirige un cast di nove attori per una messinscena coinvolgente e ironica, che sfatare la convinzione che quello di Anton Čechov sia un testo noioso e polveroso.
Ivanov - la prima delle grandi opere teatrali del drammaturgo russo, scritta nel 1887 all’età di 27 anni - racconta l’ultimo anno di vita di un uomo, che si trova a fare i conti con la propria incapacità di vivere, la sua inadeguatezza verso il mondo che lo circonda e la irrimediabile perdita di ogni speranza nei confronti della vita. La commedia è la sua lotta contro ognuna di queste forze, che lo ostacolano quotidianamente nei rapporti con i suoi amici, con i suoi nemici, con sua moglie. Essendo una commedia scritta in età giovanile, Ivanov possiede una portata dirompente di emotività e di erotismo che la rendono carica di un fascino irresistibile. La sua poetica si esprime a tinte forti e la violenza delle situazioni e dei rapporti esplode con brutalità, fino alla morte.
“Di Ivanov si è detto e scritto moltissimo - racconta il regista Filippo Dini - e si è insistito sull’incapacità del protagonista di gestire i rapporti sociali e sentimentali, sul suo male di vivere e la sua insoddisfazione patologica, in breve si è molto discusso della sua depressione. Tutto ciò credo ci abbia un po’ allontanato dalla comprensione della sua vera natura.
Ivanov trascina tutti nel tunnel nero dell’inattività, della paralisi mentale e spirituale, tutti lottano contro di lui o tentano di guarirlo, fino all’estremo sacrificio. Ivanov è il virus letale della sua società, è il simbolo della malattia che si genera all’interno di quel ristretto gruppo di esseri umani che agiscono nella commedia. Ivanov è al tempo stesso anche la cura del suo mondo, in quanto mette tutti di fronte a se stessi, ai propri limiti, alla propria povertà, dando ad ognuno l’occasione per la salvezza personale. Ivanov rappresenta la fine di ogni amore, non disillusione o delusione, ma la fine di ogni amore, per le leggi umane e divine, per gli uomini, per gli ideali, e quindi è la fine di ogni speranza. Čechov ci esorta a confrontarci con lui costantemente. Instaurare un dialogo con il nostro Ivanov, quello dentro di noi, mettersi in relazione con lui, capire bene chi è, osservarlo, comprendere qual è la nostra attitudine nei suoi riguardi, rappresenta la provocazione che Čechov ci propone”. E prosegue: “L’immortalità di questo testo e la sua bruciante contemporaneità sta proprio nella descrizione di una ‘umanità alla fine’, una società sull’orlo del baratro, che avverte l’arrivo di un’apocalisse, che di lì a poco spazzerà via tutto il mondo per come lo abbiamo conosciuto fino a quel momento. Attraverso la figura dell’uomo inutile, che non riesce a spingere il proprio cuore oltre la paralisi del proprio mondo, e la propria volontà oltre l’immobilismo, Ivanov racconta la crisi e il declino di un’intera società e di un’intera epoca”.