Spettacoli e cultura

A “Biblioterapia” Carlo Sini “I silenzi del corpo e i luoghi della parola”

Ultime News - Mercoledì 22/10/2014, ore 18:40 - Rimini

A inaugurare “Il corpo che noi siamo”, edizione 2014 del ciclo “Biblioterapia” organizzato dalla Biblioteca Gambalunga di Rimini sarà il filosofo Carlo Sini, con la conversazione “I silenzi del corpo e i luoghi della parola”. L’appuntamento è per il 25 ottobre alle 17.00, presso la Sala del Giudizio al Museo della città.
 
“La parola rompe il silenzio. Ma lo fa anche apparire”, ha scritto Carlo Sini in Il gioco del silenzio, e da un silenzio, quello del corpo muoverà il 25 ottobre la ricerca delle parole necessarie a dirne la verità. Se non c’è niente di più centrale del corpo, infatti, tuttavia esso è l’inaggirabile per eccellenza, dato che noi siamo sempre dentro al mondo e il mondo dentro di noi. Come fa allora il mondo a oggettivarsi attraverso il corpo?  La verità del corpo è una verità ambigua. Qual è la verità del corpo e cos’è il corpo in verità? È solo attraverso i racconti che facciamo che possiamo vederci, porci sulla soglia fra corpo e mondo. E innalzare un terzo occhio su questo racconto è l’esercizio che fa la filosofia.  Infatti, anche se, come ha scritto Michela Marzano, “i filosofi hanno spesso preferito meditare sull’anima e le sue passioni, indagare sull’intelletto o criticare la ragion pura anziché rivolgere la loro attenzione alla realtà del corpo e alla finitudine della condizione umana”, nel corso del XX secolo la fenomenologia ha operato un’autentica rivoluzione nell’ambito della riflessione sul corpo, portando fuori la coscienza dalla metafisica e identificandola in un Io-mondo e un Io-corpo.
Da Husserl in poi, come ha scritto Sini alla voce Fenomenologia in Universo del corpo Treccani, “non si tratta di dedurre dalla coscienza o di fondare su di essa la realtà materiale del mondo (come in Cartesio); si tratta piuttosto di ricostruire descrittivamente la genesi dei fenomeni mondani e corporei e il loro senso peculiare”. Sini recupera Foucault per demistificare il primato del Logos-Ragione, che ha caratterizzato la storia della filosofia occidentale – laddove il logos in quanto parola ha coinciso con il logos in quanto razionalità. Attraversa quella zona opaca, inquietante, inintellegibile e minacciosa del “corpo”, inteso come  “luogo” dell'ambivalenza, ossia di quell'apertura di senso che sta prima della decisione di ogni significato. “Dal gesto originario, che emerge dal silenzio significativo stesso del corpo e del mondo, l'uomo accede alla parola e infine alle astrazioni concettuali”. In un gioco di silenzi e parole in cui sta anche la virtù prima del filosofo, che, secondo Sini, “non è la parola, bensì l’ascolto, non è la ragione espressa, ma la domanda silenziosa”. Ci addita così la possibilità di vivere l'esperienza dell'oscillazione del mondo, poiché ogni incontro di mondo che facciamo - è sempre relativo a una pratica: di vita, di parola, di scrittura. L’idea di un mondo “là fuori” - fuori dove? rispetto a quale “dentro”? - è un’idea superstiziosa, cui bisogna imparare a rinunciare.